Viaggio nella storia e nell'antropologia del Crotonese : la mietitura.

" 'u sule ha datu na tumma,' u patrune aza la grigna; ma la grigna le po' restare chissà è l'ora de scapulare". Terminata, o quasi, la stagione della mietitura; anche nel Marchesato crotonese. Come la raccolta delle uve nell'autunno, quella della mietitura era un appuntamento topico dei nostri Paesi con la possibilità ad uomini e donne ed alle volte anche ragazzi di fare economia. Rispetto alla raccolta dell'uva quella del grano era molto più faticosa per le alte temperature. Strumenti della mietitura la falce, pezzi di canna per proteggere le dita ed una piccola "curcuma" di terra cotta per mantenere fresca l'acqua o, meglio ancora il vino più adatto, secondo la tradizione, ad asciugare il sudore. "Patrune si vo’ metere u’ granu - canta un altro brano della tradizione crotonese - parta e vate a Verzinu e piglia vinu". "Cu lu vinu se meta lu granu - recita, invece, un motto lucano - cu l'acqua macina u mulinu". Anche se i tempi e le modalità sono cambiate col tempo aqueste tradizioni si dovrebbe guardare con una certa attenzione considerando che a causa della guerra in Ucraina, il grano potrebbe scarseggiare dopo che per alcuni lustri la politica nazionale, per motivazioni economiche, ha preferito incentivare il riposo dei terreni ed il blocco della produzione. Nel Crotonese la produzione del grano ha alle spalle na millenaria tradizione storico ed antropologica. Nel periodo della Magna Grecia, dal punto di vista religioso, la coltura cerealizia era posta sotto la protezione della dea Demetra, figlia di Crono e Rea e sorella e sposa di Zeus.

Nel corso di alcuni scavi archrologici nel Cirotano presso il tempio di Apollo Aleo, negli ultimi anni del XX secolo, sono state recuperate centinaia di frammenti ceramici e statuette fittili raffiguranti la stessa Dea, spesso rappresentata con una fiaccola in mano ed accompagnata da un porcellino. In seguito ad alcuni scavi archeologici sono tornati alla luce i resti di quello che potrebbe essere stato un focolare, oltre ad un muro in pietrame lungo 4 metri e mezzo, largo 50 centimetri ed alto fino a 7 centimetri. Come evidenzia un saggio di Giuseppe Celsi del 'Gruppo Archeologico Krotoniate', l’archeologa Elena Lattanzi ritiene che questi ritrovamenti siano collegati ad un tempio dedicato appunto a Demetra. “Mentre l’Apollonium di Punta Alice era sta già stato monumentalizzato (VI secolo avanti Cristo), l’attivazione del santuario di Punta Alice è da ricondurre al periodo storico in cui, dopo la sconfitta di Sybaris, l’area settentrionale della Crotoniatide, tra il Neto ed il Fiumenicà, divenne parte integrante della politikè chora crotoniate. La divinità femminile Demetra è legata a culti connessi con l’agricoltura, economia tipica della popolazione brettia, ma l’iconografia degli ex voto è greca, per cui i reperti indicano che siamo in presenza di una forte integrazione culturale tra i Greci delle colonie vicine e gli indigeni che vivevano nella chora”. Il culto di Demetria in quello che fu la Crotoniade è attestato, inoltre, in alcuni santuari rurali a Zinga di Casabona ed a Caccuri: tutti centri in cui veniva coltivato il grano. Erano proprio i campi cerealizi, infatti, ad essere tutelati dalla sua protezione. Nella Crotoniade, il culto in onore di Demetra sarebbe stato portato da Pitagora la cui biografia leggendaria racconta che la sua morte, a Metaponto, sarebbe avvenuta in una grotta trasformata, successivamente, in un tempio dedicato a Demetra. A Cirò Marina, come attesta Elio Malena,storico ed artista appassionato della storia del territorio recentemente scomparso, nei pressi del tempio di Apollo Aleo era situata una sorgiva che col fluire dell’acqua simboleggiava il fluire della vita. A Cirò Superiore, invece, e0ra dedicato sempre a Demetra un altro santuario in località 'Cozzo Leone' dove, fra i secoli IV e III avanti Cristo, in un centro già abitato dall’età del ferro, era presente un insediamento rurale. Il legame fra Demetra e l’agricoltura, nella tradizione pagana è collegata al fatto che sarebbe stata appunto lei ad aver donato agli uomini la conoscenza di alcune tecniche agricole com la semina, l’aratura, la mietitura. Come dea era particolarmente venerata dagli abitanti delle zone rurali, in parte perché ritenevano di beneficiare della sua assistenza ed in parte perché nelle campagne c'era e continua ad esseci una maggiore tendenza a mantenere in vita le antiche tradizioni. D'altra parte, Demetra aveva un ruolo centrale nella religiosità greca delle epoche pre classiche. Se nel periodo greco e romano il culto a Demetra era principalmente quello dei 'Misteri Eleusini', tracce del suo culto sono ancora oggi i 'Seminati' con cui si addobbano il Giovedì Santo gli 'Altari della Reposizione' , conosciuti anche come i 'Sepolcri'. Sino agli anni ’60 del Novecento, inoltre, a Petilia Policastro la processione della Madonna del Rosario era accompagnata dalle 'Capre Parate', che venivano abbellite con fiori di carta crespa nelle corna ed alle volte qualche collana; prima di esser venute all’incarto per finanziare la festa.
Francesco Rizza