Una pagina di storia silana: la nascita di Pagliarelle nella Sila policastrese.

Se il brigantaggio rapprentò un fenomeno comune alle varie fasi storiche calabresi, fra la Sila ed il medio Jonio toccò il proprio apice al tempo del vice reame spagnolo ed in quello delle campagne napoleoniche. Proprio in quest' ultimo periodo storico si registrarono i cosiddetti "fatti di Parenti" che, secondo alcuni storici, culminarono nella nascita della frazione petilina di Pagliarelle. Il 12 marzo 1806 le truppe napoleoniche occuparono Cosenza, guidate dal generale Ranyer. Il 30 marzo Napoleone nominò re di Napoli il fratello Giuseppe che, arrivato nella Capitale brutia ordinò al generale Messina di unire le proprie truppe a quelle di Ranyer e di bruciare tutte le cittadine che si fossero ribellate al nuovo ordine costituito. Nei Casali di Cosenza le prime ribellioni si registrarono il 4 maggio a Serra Pedace che fu incendiata dalle truppe di Giuseppe Bonaparte. Nicola Gualtieri, conosciuto come "Pane di Grano", fin dal 13 luglio riuscì a portare una parvenza di normalità nelle cittadine silane. A contrastare l'esercito napoleonico e quello di "Pane di Grano" il brigante "Franca Trippa", Giacomo Pisano per l'anagrafe pedacese, che già il 17 luglio poteva contare un esercito di circa 600 soldati. Dopo aver attaccato la Città pitagorica, probabilmente con lo scopo di occupare i Casali cosentini, "Franca Trippa" raggiunse dapprima Scandale e San Mauro Marchesato. Il 16 gennaio 1807 raggiunse San Nicola dell'Alto e quindi San Giovanni in Fiore dove però, alle truppe napoleoniche probabilmente meglio attrezzate delle sue, bastarono 400 soldati per sconfiggere i circa 2000 briganti guidati da "Franca Trippa". In un successivo ma imprecisato giorno di quel freddo mese di gennaio, ecco la rappresaglia contro Parenti, anch'essa quasi rasa al suolo, perché vi erano stati uccisi 83 soldati francesi. Questi, dopo essersi perduti nei boschi, credettero di avervi trovato riparo ed ospitalità. I superstiti di Parenti, secondo la vulgata più diffusa a Petilia ed a Pagliarelle, raggiunsero l'attale frazione petilina dove, secondo alcuni documenti, esisteva un appezzamento di territorio antropizzato sotto il nome di "Santa Maria Maggiore" appartenente alla Arcidiocesi santaseverinese. Come ricorda Rosaria Garofalo, la "nonnina" di Pagliarelle nata nel novembre del 1924, le prime case di Pagliarelle furono costruite nella zona di "Vartali". Secondo la leggendaria narrazione di Rosaria Garofalo, l'appezzamento di terreno fu acquistato da due boscaioli di Parenti che vi avevano trovato un tesoro nascosto nel tronco di un albero di cui avevano sentito parlare in una taverna di Parenti. Contrariamente alle motivazioni sovra esposte relativamente alla fondazione di Pagliarelle che in grosse linee è quella conosciuta a Petilia la delibera approvata all’unanimità dal Consiglio comunale di Parenti nella seduta del 4 aprile 2018 su proposta della sindaco Donatella Reposito evidenzia come “ i cittadini della frazione Pagliarelle del comune di Petilia Policastro hanno manifestato più volte l’intenzione di gemellarsi col comune di Parenti, in quanto gli stessi è storicamente accertato provengono dal suddetto comune. Infatti, il nome di Pagliarelle deriva, probabilmente, dalla parola “Pagliari”, ossia le prime costruzioni di fortuna create dai pastori”. “Si dice infatti – si aggiunge nella delibera del Consiglio comunale parentese – che tali pastori fossero i primi abitanti di Pagliarelle, giunti dalle montagne di Cosenza, nello specifico dal paese di Parenti, dove in estate si recavano per la transumanza degli animali e che a poco a poco vi si stabilirono in modo permanente”. A collegare l’arrivo delle famiglie di Parenti a Pagliarelle una variegata pubblicistica, il saggio “Policastro Documenti e Ricerche” edito presso la Booksprint nel 2016 da Alberto Fico e precedentemente da Luigi Maria Greco negli Annali Della Calabria Citeriore nel 1872 e Armando Lucifero nell’ Archivio Storico Calabrese nel 1917. A distanza di poco più di due secoli, numerose le affinità condivise fra Parenti e Pagliarelle, a partire dal culto nei confronti della Madonna del Carmelo cui sono dedicate le chiese parrocchiali della cittadina silana e della frazione petilina e, principalmente, la varietà dialettale. Il dialetto di Pagliarelle, infatti, è ancora oggi similissimo a quello di Parenti non avendo, invece, molto da condividere con il dialetto di Petilia e della più vicina frazione di Camellino, distante da un Pagliarelle appena un paio di chilometri. “Il linguaggio dialettale di Pagliarelle – osservano Francesco Cosco ed Anna Maria Cosco in “Nella Lingua la Storia” edito da “Calabria Letteraria Editrice” nel 1999 – è comunque caratteristico della Calabria settentrionale con inequivocabili segni sia morfologici che fonetici cosentini. E’ presente fra l’altro il fenomeno della sonorizzazione delle consonanti sorde post nasali tembo al posto di tempo, sendo al posto di sento ed anche fenomeni di ipercorrettismo, con quanto al tempo di quando, tutti aspetti caratteristici della Calabria cosentina”. Francesco Rizza