UN COMUNE ALLA VOLTA: Mesoraca.

Accoccolato ai piedi del monte Giove, sulla cui cima sarebbe esistito in età magno greca un tempio dedicato al padre degli dei, nel verdeggiante degli oliveti e dei castagneti, Mesoraca è uno dei comuni montani del Crotonese. La sua origine sarebbe bizantina come si eccepisce dal suo nome di chiara origine greca. Il borgo medievale fu feudo dei Ruffo, dei Caracciolo, degli Spinelli e dei duchi tedeschi Altemps. Al tempo dello storico Andrea Fico che nel 1760 pubblicò una monografia su Mesoraca, la cittadina contava 13 chiese, mentre nel passato era stata vivacizzata dalle accademie degli "Addormentati" e dei "Risvegliati". Come attestano ancora oggi ruderi del cenobio di Sant'Angelo de Frigillis, centro emanuense medievale fra i più noti, intenso il rapporto fra Mesoraca ed il Cristianesimo. È nato proprio a Mesoraca San Zosimo papa nel 471 e nelle mura del convento francescano dell'Ecce Homo si ebbe uno dei maggiori centri della prima riforma francescana. Più recentemente, Mesoraca ospitò la casa madre dell'unica congregazione religiosa nata nell'Arcidiocesi di Santa Severina fondata da don Matteo Lamanna che nel XVIII si circondò di numerosi Missionari dedicati alla catechesi ed all'insegnamento nelle classi popolari. "Punto di riferimento importanti per le popolazioni delle Calabrie" come ha scritto Stefano Cropanese, don Lamanna oltre a fondare la sua famiglia religiosa lasciò a Mesoraca il capolavoro tardo barocco della chiesa del Ritiro consacrata nell'agosto del 1772. Altro luogo di fede di Mesoraca che annualmente raccoglie centinaia di fedeli è il convento minorico dell'Ecce Homo, dedicato ad una scultura di frà Umile da Petralia. "Forte drammaticità - osserva Anna Russano Cotrone - caratterizza quest'immagine con i polsi legati davanti, sanguinose ferite, un' anatomia esile ed una testa leggermente grande rispetto al corpo". Pregando dinnanzi a questa scultura, numerosi i miracoli ottenuti da vari fedeli ed anche per questo, particolarmente la festa settennale raccoglie numerosi partecipanti compresi tanti emigranti che approfittano dell'evento religioso per far rientro a Mesoraca. Dal punto di vista naturalistico, interessante l'insediamento rupestre di cui scrive Francesco Cosco che vi ha riconosciuto una particolarità. "le sei grotte sono tutte collegate da cunicoli per un iter di ben 40 metri, mentre al centro il sito presenta la tipica disposizione a reggerà con anticamera che serve l'agglomerato delle tre grotte centrali: il famoso "criptoportico", presente in alcuni insediamenti rupestri del Salento ed in quello di "Colle della Chiesa" di Petilia Policastro".
Francesco Rizza