UN COMUNE ALLA VOLTA : Melissa
Anche quella di Melissa fu una fondazione mitologica ancora oggi coperta dal mistero. "L'arroccamento su un'altura scoscesa e il dialetto - secondo Anna Russano Cotrone - inducono a pensare ad un insediamento di popolazioni in fuga da devastazioni o pestilenze dalla vicina Puglia (esiste a Melissa una chiesa dedicata a San Nicola di Bari) probabilmente in zona già abitata in precedenza, ma spopolata per gli stessi motivi. Un abitato più antico, se c'era, era sicuramente a valle". Ciò nonostante, ai nostri giorni, è piacevole passeggiare fra le sue viuzze strette all'ombra del castello o di ciò che ne rimane e delle chiese in un'atmosfera che profuma di Medioevo e di una gustosa ed interessante gastronomia. Poco distante dal Centro abitato di Melissa la frazione marinara, che dagli anni '50 del Novecento si è sviluppata intorno alla torre normanna costruita a tutela della Costa di cui porta il nome. Torre Melissa ai nostri giorni è una ridente località turistica che si perde fra il verde dei vigneti in cui si produce un buon vino e l' azzurro del mare il cui pescato è cucinato in raffinate ricette tradizionali, a partire dal baccalà e da quella "sardella" che è uno dei sapori connotativi dell'intera Provincia. Storicamente "nel 1270 - scriveva Serafino Caligiuri nella rivista "Il Calabrone" edito dalla PubliGRAFIC che nel 2009 ha dedicato uno speciale a Melissa - Carlo d'Angiò concedeva l'università di Melissa al milite Giovanni di Pluvier in cambio delle terre da questo restituite di Cerenzia alla reale Camera concedendo altre pertinenze sui beni dei traditori di detta terra. Fra la fine del 1270 e i principi del 1271, Melissa veniva concessa ad Ode Morier, maresciallo del Regno di Sicilia e vicario generale in quella Regione". Altre nobili famiglie che a partire dal XV secolo amministrarono Melissa furono quelle dei Campitelli col capostipite dei signori melitesi Venceslao, regio Tesoriere, che a Melissa arrivò nell'aprile del 1475 ed i Pignatelli, marchesi di Cerchiara, che acquistarono le terre di Melissa nel XVI secolo. Nel Novecento la storia della liberazione delle terre che nel Medioevo normanno erano nelle mani dei latifondisti ebbe proprio a Melissa il proprio epilogo. Era, infatti, il 29 ottobre del 1949 quando i celerini del ministro Scelba spararono sui contadini che avevano occupato, per coltivarlo, il fondo di "Fragalà". Alla fine di lunghi attimi di inaudita violenza statale rimasero a terra due morti ed una ferita che sarebbe morta nell'ospedale di Crotone a distanza di pochi giorni. Fu proprio allora che, anche per il clamore prodotto da alcuni giornali nazionali come "L'Unità" e "L'Avanti" che il Governo dovette intervenire con quella Riforma agraria che sarebbe stata approvata in Parlamento nel 1952. "La Riforma - ha, però, osservato Luigi Capozza nello numero de "Il Calabrone" - fu una Riforma essenzialmente semifeudale: distribuiva, infatti, su un territorio abbastanza vasto i contadini isolandoli, su piccoli appezzamenti di terreno e privi degli sfrumenti della moderna tecnologia, invece di aiutare una strutturazione aziendale moderna, magari su base cooperativistica come, per esempio, in Emilia Romagna". Fra i monumenti che a Melissa affascinano i turisti ha un particolare fascino nonostante le sue condizioni non siano ottimali, il castello che fu costruito da uno dei conti Campitelli su una precedente torre. Secondo una leggenda una galleria collegava il castello con la chiesa di San Giacomo dalla quale venivano rapite le fanciulle che volevano sottrarsi allo "jus primae noctis". Alcune grotte rupestri sarebbero state abitate nei pressi di Torre Melissa in un costone che circonda il borgo. Ricorda, invece, nella stessa Frazione le incursioni turchesche la torre aragonese diventata da strumento di difesa centro propulsivo di sviluppo ospitando la sede del Gal "Kroton" che racchiude al proprio interno un'affascinante abbinamento: alla programmazione dello sviluppo rurale della Provincia, infatti, si somma nelle sale della Torre merlata un museo delle tradizioni e dei mestieri di un tempo non molto lontano che non abbiamo nessun diritto di dimenticare.
Francesco Rizza