"Si riapra il museo di Santa Severina". Lo chiede alla Curia Bruno Cortese.

"Il Museo Diocesano chiuso o poco fruibile rappresenta un problema per Santa Severina. Un sito storico-artistico di notevole importanza, per il quale tante persone si sono impegnate, altre hanno dato importanti collezioni, tante istituzioni pubbliche hanno profuso importanti risorse. E' per questo che nei giorni scorsi ho scritto una lettera all'Arcivescovo invitandolo ad affrontare questa problematica che nuoce non poco alla politica culturale del nostro borgo. L'ho fatto da rappresentante per la Calabria del Consiglio Nazionale dei Borghi piu' Belli d'Italia, sapendo l'importanza che questo Museo e gli altri siti storici e monumentali hanno avuto nell'adesione all'Associazione. Confido nella sensibilita' dell'Arcivescovo a volere dare la giusta risoluzione". Ciò è quanto scrive sul proprio profilo facebookiano Bruno Cortese, già sindaco della cittadina santaseverinese, gioiello bizantino ed annualmente raggiunta da centinaia di turisti e visitatori. La chiusura del Museo santaseverinese risale a circa un anno fa, quando le visite furono sospese dal 15 febbraio, ufficialmente per la necessità dell’Arcidiocesi di Crotone e Santa Severina di rinnovare la convenzione con la cooperativa “Aristippo” che da anni lo gestisce il Museo diocesano di arte sacra santaseverinese. Già allora, Giuseppe Barone, fra i responsabili della cooperativa con un post sfogo, aveva annunciato la possibilità che il rinnovo della convenzione era una foglia di fico dietro la quale nascondere la volontà di chiudere lo stesso museo. A distanza di circa un anno fa davvero male apprendere, come scrive Cortese, che ancora oggi lo stesso luogo di cultura è chiuso. Inaugurato nei locali dell’ Arcidiocesi dal 1998 al tempo di mons. Giuseppe Agostino grazie, prevalentemente, all’impegno di don Giuseppe Misti Fra gli altri tesori lo stesso Museo custodisce una raccolta di arte sacra e fino all’arrivo del Covid ha ospitato numerose mostre. ll percorso espositivo si articola in sei sezioni: la prima è dedicata all’evoluzione storica e architettonica degli edifici di culto. La seconda espone oggetti in argento risalenti al 1500. Seguono le raccolte di paramenti liturgici, di dipinti e sculture. La speranza non solo della popolazione santaseverinese ma di tutti gli appassionati di storia locale ed anche dei turisti che negli anni hanno avuto l'opportunità di visitare le sue sale è che queste vengano rimesse a disposizione dei visitatori. I musei, in un territorio fragile come il Crotonese, rappresentano infatti dei veri e propri presidi di civiltà poiché consentono alla popolazione di riappropriarsi di quella propria storia che gran parte della Calabria non è riuscita a tutelare e che, invece, a Santa Severina è riuscita a diventare nei lustri anche volano di economia.
Francesco Rizza