Smembrata nella Biblioteca policastrese la settecentesca epigrafe dei Ferrari.

Petilia ed i suoi beni culturali : un rapporto complesso cui occorrebbe guardare con maggiore rispetto ed attenzione, per evitare che le ultime tracce del passato vadano completamente perdute. Nei decenni scorsi, il territorio comunale è stato devastato da alcuni tombaroli, ma se c'è di peggio a chi ha rubato il passato alla nostra Città, certamente è l'indifferenza anche delle Istituzioni verso le poche tracce rimaste, anche di quelle apparentemente poco importanti. È questo il caso di un'epigrafe ritrovata a pezzi dal sottoscritto nei pressi della chiesa di San Nicola Pontefice, al tempo dell'allargamento di via San Sebastiano, e collocata nel museo democratico dedicato a mia madre Giovanna Marino che, realizzato da mio padre, dal 2001 ha trovato collocazione nella "Casa della Cultura" di via Mercato. La stessa lapide, di circa un metro quadrato, racconta il diritto della famiglia Ferrari di affacciarsi nella Chiesa Matrice in occasione delle Liturgie eucaristiche attraverso un balconcino situato nei pressi dell'altare di San Sebastiano Martire. Eccone il testo : “Domus hac d. Pietri An(toni) Ferrari quamvis ecclesia attigua est ad eam ex finestrae apertione aspectum abeat et amen. Ecclesia sit immutata non caudet et brevi apost anno domini 1742". Questa casa, traduciamo, del signor Pietro Antonio Fabiano, per quanto possibile abbia attraverso l'apertura di una finestra (la vista in chiesa). La chiesa resti immutata.

Davvero non si capisce cosa abbia spinto chi si prende cura del Museo democratico (?) , iscritto all'apposito Registro regionale, a collocare due dei pezzi della stessa epigrafe in uno degli scaffali mentre gli altri sono stati accatastati, a mo' di inutili pietre, sul davanzale di uno dei finestroni che danno luce ai gabbiotti in cui è ospitato il Museo demologico. Evidentemente, anche se sarebbe lecito, nessuno presende una maggiore attenzione dell'Amministrazione comunale nei confronti del Museo democratico che da poco più di un anno subisce, con la Biblioteca "Antonino Cosco" la chiusura, ma lo spostamento di parte dell'epigrafe sembra davvero un gesto eccessivo, anche se l'intervento può essere attribuito a qualcuno che non ne abbia capito il valore ed il significato. Nonostante per la sua collocazione ustruiva il passaggio. La speranza è che quando anche la Biblioteca sarà riaperta, come ciclicamante viene annunciato, l'epigrafe sia ricomposta e messa a disposizione di quei pochi cittadini che vogliono gustarla per intero.
Francesco Rizza