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Provinciali crotonesi, il Pd ed il Titanic: opinioni sparse.


Adesso che anche l'Amministrazione provinciale di Crotone è nelle mani del centro destra, anche se onestamente questa possibilità era nell'aria, è veramente arrivato il momento che le macerie del Partito Democratico e di tutto ciò che gli circola intorno si assumino le responsabilità di quanto è accaduto e avviano, nel più breve tempo possibile, la reazione necessaria a non depauperarare la poca credibilità che è rimasta allo stesso Partito. Partendo da un confronto franco con i Sindaci ed Consiglieri comunali della Provincia che nella giornata del 18 dicembre, pur riconoscendosi nel Pd e nel centro sinistra, hanno preferito votare presidente provinciale Sergio Ferrari, sindaco di Cirò Marina ed espressione del centro destra. Ha fatto bene ad evidenziare da subito, a sangue caldo, questo dato Vincenzo Voce sindaco di Crotone che, pur se espressione del civismo, guida da poco più di un anno la Città capoluogo all'interno era il candidato cui il Pd e l'elettorato di centro sinistra avevano indicato come il proprio candidato. Che la Calabria sia sempre di più una Regione di centrodestra destra ed addirittura a trazione leghista e che lo stesso centrodestra abbia vinto, contestualmente che a Crotone, le Provinciali anche a Catanzaro ed a Vibo Valentia non è una consolazione che può bastarci. É nel Marchesato crotonese che il centro sinistra ed il Partito Democratico hanno da più tempo perso l'anima ed il collegamento con la realtà. Neppure più anni di commissariamento sono riusciti a mettere ordine in una classe politica talmente i disciplinata che dovrebbe quanto meno fare un passo indietro e, qualora l'abbiano acquistata, restituirla alla Federazione provinciale. In un Ente di secondo livello come le Province devastato dalla "Riforma del Rio" gli elettori che hanno tradito il proprio partito non sono, infatti, semplici cittadini ma eletti a guida del Comuni e nei Consigli comunali: una " classe dirigente" dunque, che dovrebbe meritare e ripagare con un minimo di disciplina di partito almeno quegli elettori che li hanno votati anche perché riconosciuti vicini ad un determinato simbolo ed a determinate idealità. Si badi bene. A nostro parere la responsabilità non è semplicemente responsabilità di quei commissari che da più tempo ed in più realtà non consentono neppure ai circoli di svolgere i congressi lasciandoli alla deriva. La sinistra del Crotonese, infatti, è alla deriva da più anni ed a margine delle Elezioni provinciali di domenica 18 ritornano incredibilmente attuali le riflessioni che, qualche tempo di morire, ha raccolto in un saggio edito dalla Rubettino quella bandiera del PCI crotonese che è stato Giovanni Lamanna. "Crotone - scriveva il Parlamentare crotonese in un contributo al confronto edito nel maggio del 1997 nelle colonne de "Il Quotidiano della Calabria" - non è una qualsiasi città. Crotone, nella Calabria e nel Meridione, è stata sempre un simbolo forte del PCI e della sinistra dal 1946 in poi. Una città di tipo emiliano con percentuali altissime di consenso alla sinistra. Crotone città operaia ed al centro del latifondo: la classe operaia unica in Calabria che lotta per il rinnovamento della città e lotta alla testa delle masse contadine contro il latifondo e si vince per decenni in città e nel Marchesato". Dopo la chiusura delle fabbriche, osservava Lamanna circa 30 anni fa "si è sviluppato un forte ceto medio di professionisti, dipendenti della pubblica amministrazione, di commercianti e artigiani. Qui è la prima responsabilità politica e culturale culturale della sinistra e in particolare del Pci e del Pds per non aver adeguato cultura e politica a questo profondo mutamento della realtà cittadina e non avere compreso e saputo esprimere i nuovi bisogni e le nuove stratificazioni sociali". Che fare? Evidentemente, come sul "Titanic" si può continuare a danzare con ottimismo o, in alternativa cambiare rotta. Si intitolava appunto "Calabria:cambiare rotta" il saggio di Giovanni Lamanna edito nel gennaio 2006.

Francesco Rizza

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