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Padula rivisitato da "Jure Novo" con uno spettacolo su San Francesco a Paola e Cosenza.




"La parola, il canto, la musica: San Francesco di Paola " è questo il titolo dello spettacolo teatrale che da un lavoro di Vincenzo Padula è stato musicato con atmosfere etno-barocche da Francesco Domenico Stumpo con Francesca Loria, violino e voce , Francesco Domenico Stumpo, chitarra classica e battente e Alex Cimino, violoncello, insieme nel gruppo musicale "Jure Novo". L'opera è stata presentata negli scorsi giorni nella splendida chiesa della Madonna di Montevergine di Paola, Il 30 aprile di quest’anno ha aperto i festeggiamenti dell’anniversario del Santo taumaturgo ed è stato replicato nei Giardini di Villa Rendano di Cosenza, a pochi metri dal sontuoso Convento di San Francesco di Paola a Cosenza. Lo spettacolo, come dicevamo, propone una versione musicata del poemetto di Vincenzo Padula, scrittore calabrese nato ad Acri nel 1819, “San Francesco di Paola” che, insieme all’altro più noto poemetto “La notte di Natale”, anch'esso musicato da "Jure Novo" e a qualche altra lirica, costituisce un unicum dialettale del grande poeta, intellettuale e sacerdote calabrese ottocentesco. La figura di Vincenzo Padula è legata al Marchesato crotonese perché è stato precettore della nobile famiglia Ferrari negli anni in cui fu dimesso dal Convitto Telesio di Cosenza per la sua attività politica e culturale non proprio consona al potere dominante. Della presenza di Padula a Petilia rimangono alcune strofe poco conosciute che mons. Domenico Sisca ha pubblicato nella propria monografia sulla cittadina dell'Alto Marchesato Crotonese . Il poemetto su San Francesco di Paola è scritto in strofe prevalentemente di ottonari, tratteggia in modo originale, fresco e a volte perfino ironico, la figura del Santo taumaturgo con umanità e immediatezza. La sua vita, come evidenza Domenico Stumpo è raccontata a partire dalla difficoltà della sua nascita, al momento in cui viene alla luce, per intercessione miracolosa di San Francesco d’Assisi, di cui prende il nome, all’infanzia, all’adolescenza, alla ovocazione, ai miracoli, alla morte. Padula, destinato anch’egli alla vita ecclesiastica, quasi sembra evocare momenti autobiografici in quanto scritto forse nel periodo del Seminario a Bisignano. Il linguaggio popolare, vicino a quello di un formalizzato di tipo orale, utilizza il gergo dei genitori del Santo ma con l'idioma del suo tempo. Un linguaggio fortemente emotivo che lo avvicina a quello che ha testimoniato la canonizzazione del Santo nel Processo di Cosenza trascritto da Sproviero, come sostiene il prof. Rinaldo Longo. Nella messa in musica si è cercato di essere altrettanto fedeli a quella che è la tradizione etnica calabrese ispirandosi a melodie francescane popolari. E’ importante sottolineare la valenza culturale di questa operazione per la conoscenza e la conservazione del dialetto e della musica tradizionale e per la valorizzazione di un'opera poco conosciuta di Padula che negli stessi luoghi del Santo si è formato ed ha operato quattro secoli dopo.

Francesco Rizza

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