Noi, loro, gli altri. Che fare?

Noi, loro e gli altri. Dove noi siamo prevalentemente le nostre famiglie, spesso allargate con quegli amici cui finché ci fanno comodo consentivano di far parte dei nostri "clan"; loro sono coloro che nei nostri giri di amicizia potrebbero anche entrarci ma forse è meglio di no finché non ci fidiamo abbastanza; gli altri sono, invece, il resto del mondo che, oltre a non interessarmi, rischia anche di darmi fastidio. 2 mila anni di Cristianesimo e qualche secolo in più di filosofia in questo Mediterraneo piccino picciò sono serviti veramente a pochissimo rispetto a categorie sociologiche e comportamentali così poco cambiate nel corso dei secoli. Anche in questa giornata mondiale dei diritti umani, in una Calabria dopo la Riace di Mimmo Lucano dall'accoglienza sarebbe diventa quella del malaffare numerosi gli immigrati ancora sfruttati nelle nostre contrade ed in un Crotonese ed in un Marchesato crotonese che addirittura riesce a votare Lega nonostante abbia mandato suoi figli in ogni angolo del mondo. Mastru Micuzzu è un muratore dalle mani callose ormai in pensione. Lavora da quando era bambino e quando decise che era l'ora di sposarsi dopo averlo fatto per 5 o più anni è stato emigrato stagionale in Germania. Se chiude gli occhi per un solo momento rivede le lunghe giornate in treno per rientrare in agosto ed a Natale per tornare da quella cittadina tedesca dal nome incerto sulle sua labbra dove è riuscito a sommare un gruzzoletto di risparmi. Miliuzzu, suo coetaneo, non è andato oltre a Milano dove ha fatto il militare. Per molti anni ha fatto l'agricoltore diventando un bravo "nzertatore" poi grazie a Misasi è diventato bidello e, come ammette, ha smesso di lavorare. Qualche innesto continua a farlo, quando è il tempo e la luna lo consente presso le campagne di qualche amico. La sua l'ha venduta. Il pomeriggio sono spesso insieme in piazza Filottete e se per le panchine esistesse valesse l'uso campione c'è ne è una che sarebbe sicuramente la loro: tutti i pomeriggi sono seduti là estate ed inverno dalle 14,30 a circa le 18. "I Tedeschi? ce ne sono anche di buoni" testimonia qualche volta Micuzzu. "Una volta qualche infame del cantiere mi ha accusato delle chiancole che preparavo per catturare i passeri. Quando vennero due gendarmi per interrogarmi - aggiunge - sono delle casette per proteggerli dal freddo e loro finsero di credermi". Dicembre 2021. Nel centro storico policastrese, da largo Santa Caterina alle Colonie lungo quella "Rupa" che si sfarina pioggia dopo pioggia, anche se in molti fingono di non accorgersene una mutazione antropologica è da tempo avvenuta. Gli abitanti delle casupole più vecchie del cento storico non abitano più Vastianu, Franciscu e Serafina ma Omar Magda ed Alexander i cui nomi tradiscono origini altre rispetto a questo territorio gli immigrati sono quegli altri invisibili che molti fingono di non vedere. Forse neppure all'anagrafe la loro presenza è totalmente censita, ma in questo periodo di raccolta delle olive sono le loro le braccia più numerose affittate per meno di 30 euro al giorno per alcuni "Caporali" che non hanno fatto neppure un giorno di militare. La sera quando ritornano dalle campagne e si raccolgono dinnanzi alle due bettole dove si continua a vendere vino il "re" delle loro bevute è George. È un brav'uomo ma guai a chiedergli da dove viene:"Sono Slvavo" risponde come se ammettesse di essere nato a Mesoraca, Cotronei o Santa Severina.

Nello scorso luglio, ha preso un'ubriatura talmente abbondante che si è addormentato nel vicolo. "Perché tanto chiasso?" chiese agli operatori del 118 che avrebbero voluto soccorrerlo, ma lui si è girato di lato ed è tornato placidamente a dormire sul caldo ma duro cemento. "Ana è una putta" qualcuno ha scritto nello stesso vicolo, ma l'unico ad arrabbiarsi è stato Alexander il piccolo figlio alunno delle scuole medie. "Perché mi chiamano figlio di putta?" mi ha chiesto piangendo "perché sei più furbo di loro" risposi e lui fece finta di credermi come i gendarmi tedeschi. Con George, una sera che era un po' più lucido del solito, ci trovammo a parlare di proverbi calabresi. "Ne de venneri e ne de Marti se 'nzura e ne se parte!" e lui da ortodosso mi diede la propria spiegazione. Era un martedì il 29 maggio 1459 quando Roma era governata da qualche evo del Marchese del Grillo mentre Bisanzio che ancora era la Capitale dell' Impero d'Oriente venne conquistata dagli Ottomani. Fu allo che per i "Greci" il martedì sarebbe diventato antipatico almeno quando il venerdì. Un'altra volta, inconsapevolmente ma non ne son sicuro, arrabbiato mi ha citato Platone. "Che vuoi capire - mi chiese - noi siamo in una grotta buia che vogliamo spiegare l'altrove!". Fino a qualche anno fa c'erano almeno i centri di accoglienza ad ospitare buona parte di questi stranieri che ora quando sbarcano sulle Coste diventano presto nessuno sparendo ai controlli e nei nostri veicoli ormai multietnici il kebab prende il posto delle frottole, ma poco d'altro è cambiato e nessuno sembra interessato ai disagi di questi "fantasmi" di carne. Se fosse ancora vivo don Milani dovrebbe, invece, continuare a gridare col suo esempio che "Il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne insieme si chiama politica. Sortirne soli è avarizia". Almeno in questa parte dell'anno in cui le lucine numerose ci ricordano Natale.
Francesco Rizza