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Natale silano: "Dulcis In Fiore" e "La Pitta 'Mpagliata".


Dalla Costa jonica crotonese alla Sila ed a San Giovanni in Fiore che da molti è considerata la sua capitale, non c'è borgo o città nella quale, in questi giorni, non se ne stiano producendo e gustando in quantità industriale. Stiamo parlando della "pitta ccu passule" o "pitta 'mpagliata"', il dolce più tipico del Marchesato crotonese nel Marchesato di Crotone. Nella Krotoniade della Costa, è conosciuta anche come "la pitta dei marinai". Secondo una antica tradizione, infatti, veniva prodotta dalle mogli dei naviganti quando questi si dovevano imbarcare, per non far mancare loro un gustoso dolce dall'alto valore vitaminico. È Franco Laratta, giornalista e già parlamentare del Pd originario di San Giovanni in Fiore, a darci la notizia. Nella città silana è nata negli ultimi tempi "Dulcis in Fiore" che esortando la. "pitta 'mpagliata" con un discreto successo. "Marco, Rocco, Giovanni - scrive - hanno ideato il progetto, lo hanno portato avanti e sono quelli ogni giorno sul campo a lavorare e lottare con le loro mani. Escono da studi universitari, hanno fatto esperienze in diversi campi, hanno uno spirito innovativo ma credono nelle potenzialità della nostra storia e della nostra cultura. Animo da montanari testardi, spirito di giovani moderni che non si rassegnano a dover lasciare la Calabria. Questi tre ragazzi di San Giovanni in Fiore, in piena crisi, sotto l’incubo della pandemia, con la paura di dover interrompere idee e progetti, sono riusciti nel loro intento. "Il nostro primo anno per la verità ci ha visti impegnati solo negli ultimi 4 mesi, da quando siamo usciti allo scoperto! Ma il nostro lavoro, i nostri piani, i nostri progetti hanno origine da molto più tempo". Citando alcuni documenti ritrovati nella Biblioteca comunale di San Giovanni in Fiore, Laratta ricordando che lo stesso prodotto è da sempre il dolce tipico della. dieta di quei poveri che alle volte riescono a non farsi mancare niente aggiunge che, un tempo, "nel periodo che precedeva il Natale non c’era tempo per annoiarsi. Si cominciava già molto tempo prima con l’uccisione del maiale, ma poi agli inizi di dicembre ci si organizzava per fare le pitte ‘mpigliate, i turdilli e i fritti. E così s’incominciavano ad ammaccare le noci, a pulire e lavare le pàssule (uva passa), a mettere da parte lievito, noce moscata e cannella, in modo che al momento giusto, quando si riunivano le “comari”, tutto era poronto per mettersi a lavoro". Nel portale dell'azienda "Dulcis in Fiore", il suo nome viene così spiegato :"per gli antichi latini, quando sedevano a tavola, il “Flos Cenae” era considerato il piatto forte, la degna conclusione di un banchetto. Letteralmente il significato è “il fiore della cena” e per loro rappresentava la portata con cui si onoravano i commensali della loro presenza e li si deliziava a fine pasto. "Dulcis in Fiore" nasce dalla forte passione per prodotti, storia, cultura e tradizione della nostra terra, prodotti che a noi piace considerare il "flos cenae". Il nostro brand - si aggiunge - nasce dall’attento studio fatto su diversi concetti, perciò è un concentrato di significato: innanzitutto il concetto di “Dulcis in fundo” (antico e famoso proverbio latino), poi quello di “Flos Cenae” ed infine un richiamo alle origini tramite la parola "Fiore" che, da sempre, denota l’identità della nostra San Giovanni in Fiore". Per quanto riguarda la "pitta 'mpagliata" si osserva come "la sua preparazione richiedeva pochi elementi facilmente accessibili a tutti, perché disponibili in natura. Pensiamo alla farina, sempre presente nelle case per la preparazione del pane fatto a mano e cotto a legna; pensiamo alle noci, che i contadini reperivano nei loro campi o da piante selvatiche; pensiamo ai fichi secchi, che nei decenni sono stati poi rimpiazzati dall’uva passa. Bastava avere questi semplici ingredienti, insieme a zucchero e qualche altra spezia, per preparare l’impasto e riempirlo poi col ripieno, ben amalgamato alcune ore prima. E da questi semplici prodotti della natura, richiamando l’antica ricetta del 1700, che i nostri tre ragazzi hanno iniziato a produrre". Come. Sarebbe nato in Sila questo dolce? "Dulcis in Fiore" racconta nel proprio portale che "un contadino, in una notte di tempesta, si era smarrito in un bosco della Sila. Dopo tanto errare, ad un tratto gli apparve una splendida fata che gli offrì il suo aiuto, riconducendolo verso casa. Il contadino, per dimostrarle la sua riconoscenza, preparò alla fata un dolce con tutti gli ingredienti che aveva in casa..Così fece una sfoglia con farina, olio e vino, la farcì di noci e uva passa, il tutto addolcito con miele e zucchero; l’arrotolò e, per impedire che si aprisse, fermò i bordi del dolce con degli steli di origano: da qui il nome di pitta ‘mpigliata". Sarà andata veramente così? A noi poco importa.

Francesco Rizza

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