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Luoghi del Crotonese: le centrali idroelettriche ed il Crocefisso di Pollitrea.




La Sila, il gran bosco d`Italia, non fu sempre e soltanto un affascinante ed ameno luogo di vacanza, adatto ad accogliere numerosi turisti sia in inverno con le sue piste innevate che in estate con la frescura dei suoi boschi. Quella della Sila crotonese fu, a lungo, una storia legata a quella dei suoi Centri abitati arroccati come presepi in un Altopiano antropizzato da millenni. Fra le altre cose, furono gli antichi Romani ad accorgersi che i boschi silano avevano nella pece dei suoi Pini una ricchezza da offrire anche ma non solo per caleffare le navi e decisero di darle il nome di 'Sylva' riconoscendovi il bosco per antonomasia. Virgilio nella terza 'Georgica' relativamente ai suoi buoi evidenzia come "pascitur in Magna Syla formosa iuvenca. IlIi alternates multa vi proelia muscunt'. La Sila conobbe nel Novecento un importante sviluppo economico per tutta la Provincia con la creazione delle centrali idroelettriche collegate ai laghi artificiali che oltre a farla bella diedero un forte impulso industriale alla Calabria del tempo. Era il luglio del 1917 quando Vittorio Emanuele III inaugurò queste centrali, arrivando la seconda volta in Calabria. Il Monarca era già stato nella nostra Regione in occasione del terremoto di Reggio Calabria del 1908. Dopo aver visitato il giorno precedente Cosenza e Catanzaro, Vittorio Emanuele fece la prima tappa del suo viaggio silano presso la centrale di 'Timpa Grande' di Cotronei che per quell'occasione fu collegata a Crotone con un tracciato ferroviario. La scorta reale era costituita dal marchese Nunziante di San Ferdinando, dall'avvocato Aperlo, dall'onorevole Michele Bianchi, dal conte Saudi e dal generale Asinari di Bernazzo. In realtà, questi ultimi due accompagnatori erano arrivati il giorno precedente. Ad accogliere, invece, il Re una nutrita delegazione degli operai, l'ingegnere Francesco Castagna che era il direttore dei cantieri, l'ingegnere Giacomo Merizzi amministratore delegato e l'ingegnere Giuseppe Cenzato consigliere del direttore della società. Al momento dell'inaugurazione, le centrali idroelettriche di 'Timpa Grande', 'Orichella' e 'Calusia' producevano le prime due 16500 Kva e ben 30000 Kva la terza. Fu propio Vittorio Emanuele ad azionare, fra gli applausi dei presenti, le turbine. Seconda tappa del viaggio reale fu località 'Casa Pasquale' che ospitava la direzione dei cantieri in quello che era stato un antico monastero. La storia narra che gli ultimi Monaci ad abbitarvi siano stati trucidati da alcuni briganti che vollero, così, vendicarsi di un presunto tradimento da parte dei Religiosi che avrebbero collaborato alla loro cattura con i soldati del trentaduesimo battaglione guidato dal maggiore Rossi. Il viaggio del Re fu fatto a groppa di un cavallo della famiglia cotronellara dei Verga. Terza tappa del viaggio del Re fu la diga del lago Ampollino che oggi fa'da confine tra le province di Crotone e Catanzaro. A distanza di decenni, un altro momento storico nella Sila citronellara si registrò nell'agosto del 1990, con l'inaugurazione del Crocefisso della 'Chiesuola di Pollitrea' dove si possono ancora oggi ammirare i resti di un altro antico romitorio. Fu in quell' occasione che il Crocefisso di Pollitrea ricavato dal bronzo delle vecchie turbine a cura di un artista che è voluto rimanere anonimo con il bronzo delle antiche turbine delle centrali idroelettriche fu gemellato col 'Cristo Sparato' di Zervò nel comune aspromontano di San Luca; alla presenza di mons. Giuseppe Agostino articvescovo di Crotone e Santa Severina, di mons. Giuseppe Ciliberti arcivescovo di Locri e Gerace, di don Cesare Oliveti parroco di Cotronei e di don Giuseppe Strangio parroco di San Luca. Ad organizzare l'iniziativa l'Amministrazione comunale di Cotronei con l'allora sindaco Pietro Secreti e la Proloco cittadina del presidente Augusto Chiodo. "Con questa scultura - si può ancora leggere in una epigrafe ai piedi del Crocefisso - si vuole dare un abbraccio all'Aspromonte, affinché questa croce non veda come quella di Zervò i segni della violenza ed i volti dei sequestrati, ma l'opera benefica del lavoro ed il nostro comune e generoso cammino verso la pace".

Francesco Rizza

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