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Legambiente: ripensare l'area protetta marina.


Un'illegalità diffusa, i tentacoli della 'ndrangata ed una gestione poco lungimiranti non hanno, almeno fino ad oggi, consentito all'Area protetta di Isola Capo Rizzuto che proprio in questi giorni festeggia i propri primi 30 ani di vita, di creare quelle positività che ci si sarebbe aspettato nel Marchesato crotonese. Questo è il pensiero della "Legambiente" calabrese che, negli scorsi giorni, ha diffuso un comunicato stampa. "La scelta di affidarla all'allora nascente provincia di Crotone - osservano gli ambientalisti calabresi - è stata fortemente sostenuta anche da Legambiente sebbene, alla luce dei 30 anni trascorsi, consideriamo la scelta superata, limitante per una adeguata tutela del territorio che necessita di una governance più efficace. La nascita della Amp Capo Rizzuto – precisa in una nota Legambiente Calabria - è stato il frutto di una fin troppo breve stagione di politiche ambientali virtuose che hanno interessato la costa crotonese. La presenza della Area marina protetta anche se fondamentale - si aggiunge nella nota - non è servita a frenare il degrado di un territorio, interessato da una forte presenza criminale che ha favorito l’aggressione edilizia della costa e la crescita di una economia turistica predatori. Ha ha dovuto prima convivere con l’industria chimica pesante che ha lasciato scorie e inquinamento, e ora deve fare i conti con le attività estrattive incompatibili con la tutela della biodiversità marina". Anna Parretta, presidente di Legambiente Calabria ed Antonio Nicoletti, responsabile nazionale aree protette e biodiversità dell'associazione ritengono che "il modello gestionale non ha ottenuto tutti gli obiettivi ed è necessaria una sincera riflessione sui limiti e sulla necessità di un rilancio dell’esperienza a cui Legambiente intende contribuire pur nella consapevolezza delle generali difficoltà in cui versano le aree protette del nostro Paese che, comunque, sono riconosciute come lo strumento più efficace per frenare la perdita di biodiversità e promuovere l'economia circolare dei territori interessati. Senza una autonomia gestionale, con poche risorse finanziarie e umane, e priva di visione strategica per lo sviluppo integrato della costa - spiegano - l'Area marina protetta Capo Rizzuto non sarà nelle condizioni di rendere effettiva la tutela degli oltre 42 Km di costa e di quasi 15 ettari di mare protetto". Quello che a detta degli Ambientalisti serve, oggi all'area marina protetta è una vera e propria inversione di rotta per "puntare su un modello improntato a una maggiore trasparenza, e capace di garantire la tutelare della biodiversità anche attraverso l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Dopo trent'anni il territorio crotonese deve ritrovare le ragioni per credere nel rilancio dell’Area marina protetta come strumento partecipato di tutela e di sviluppo sostenibile della costa, di presidio di legalità e di democrazia in un contesto sociale ed economico caratterizzato da una profonda crisi e influenzato dalla presenza oppressiva della ‘ndrangheta. Occorre puntare - si aggiunge nella nota - alla reale valorizzazione della costa finalmente liberata dal cemento illegale, fatto di moli che si protendono in mare, porticcioli, fabbricati, muri di recinzione, piattaforme in cemento armato, porticati. Bisogna affrontare e risolvere il problema dei pozzi presenti sul promontorio e delle piattaforme che sfruttano i fondali dell’AMP e sono incompatibili con la tutela della biodiversità marina oltre che con la scelta di decarbonizzare la nostra economia. In tutti questi anni, tranne gli spiccioli delle royalties, le comunità locali non hanno ottenuto nulla di buono e nemmeno una rete di monitoraggio per registrare i danni provocati dalla attività estrattiva". Quali le strategie per un possibile sviluppo? "Legambiente" ha pochi dubbi. Per l'area protetta di Capo Rizzuto occorre l'ambizione di farla diventare "un laboratorio di sperimentazione avanzata sulle politiche della transizione ecologica e climatica per il mare in Calabria e nel Mediterraneo, e un ambito territoriale in cui l'utilizzo sostenibile e legale della fascia costiera favorisce la crescita del turismo sostenibile. Ma per fare questo serve un deciso salto di qualità nella tutela dello spazio costiero dove dovrà nascere un'area protetta terrestre per garantire la tutela integrata dell'enorme patrimonio di terre pubbliche occupate, usurpate e degradate".


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