In corso anche nel Crotonese il Triduo pasquale. Una Naca nuova a Petilia Policastro.

Finalmente una Pasqua normale, anche a Petilia e nel Crotonese, dopo due anni di pandemia che ha quasi completamente abolito i riti e le celebrazioni religiose. Terminato il periodo di emergenza sanitaria, con un numero di contagiati che in Calabria e nel Crotonese continuano ad allarmare, dallo scorso giovedì é in corso in tutta l'Arcidiocesi il Triduo pasquale con la Messa della Veglia che avrà luogo nelle chiese parrocchiali del Centro e nelle Frazioni. A Petilia Policastro è partita dalla chiesa dell'Annunziata la processione della Naca. La novità di quest'anno, il nuovo feretro in cui dopo le tre ore di agonia è stata la statua del Cristo morto. Più piccola e leggera della precedente, la nuova Naca è stata realizzata dai falegnami Comberiati e, libera dai veli che coprivano la precedente ha catturato i fedeli, non tanti in vero, per la sua essenzialità. A guidare la processione don Giuseppe Marra, affiancato da padre Ciarlie della Comunità Ardorina, dalle Francescane della Madonna del Monte e della Comunità delle Cinque pietre che avevano celebrato le tre ore di agonia nel Santuario della Sacra Spina. Estremamente ricca, invece, la processione realizzata nella frazione di Foresta a cura della parrocchia di San Giuseppe lavoratore guidata da don Pasquale Marrazzo in cui la Naca e la Madonna addolorata sono state accompagnate dai figuranti del Calvario del secondo venerdì di marzo. A Pagliarelle, invece, è ritornata la messa in scena della passione di Cristo a cura della parrocchia della Madonna del Carmelo guidata da don Algimiro Suarez. Intanto, nella mattinata di sabato, mons Angelo Panzetta Arcivescovo di Crotone e Santa Severina ha reso pubblico il proprio messaggio augurale alla diocesi. "La parola “vita” - ha evidenziato il Presule- ritorna sempre nel tempo di Pasqua, facendo risuonare un messaggio che risulta essere davvero paradossale: in Cristo Risorto la vita nuova è germinata dalla morte; essa si è accesa nel buio di un sepolcro sigillato. Quest'affermazione trova la sua vera luce nelle parole di Gesù: il grano, quando germoglia, è un'esplosione di vita ma nasce da un chicco che, caduto a terra, muore. Tale verità, nodale nell'annuncio cristiano, per molti aspetti è sperimentabile anche nella nostra storia, nella quale abbiamo incontrato situazioni di morte in cui è fiorita la vita: spesso nella morte feconda si genera la vita". L'augurio conclusivo di mons. Panzetta è stato che "in ogni contesto umano, ossia in noi stessi, negli altri, nella chiesa e nel mondo, si possono scorgere segni di risurrezione, ossia fatti luminosi di Vangelo che sono realizzati da tanti cristiani e da tanti uomini di buona volontà, i “figli della luce”, che diffondono la potenza innovatrice e vivificante della Pasqua di Gesù. Nella luce di queste considerazioni, che riprendono alcune verità fondamentali della cosmovisione cristiana, porgo a tutti voi, con grande affetto e preghiera, il mio augurio pasquale: che ognuno sappia accogliere la Vita portata nel mondo da Cristo Risorto e sia capace di seminare nella storia gesti di vita efficaci e gioiosi per offrire il proprio contributo a far germogliare il seme nuovo della speranza".
Francesco Rizza