Edito dalla PubliGRAFIC "Saggezza erodotea" di Francesco Grano. Viaggio in un passato che non passa

Presentare ai propri studenti la saggezza erodotea può sembrare un lavoro difficile ed anacronistico, ma riteniamo che Francesco Grano, il docente colto ed alla portata di mano che ogni studente dovrebbe augurarsi, ci sia riuscito abbastanza bene con il proprio ultimo saggio edito dalla PubliGRAFIC. Laureato a pieni voti in lettere classiche all'Unical, abilitato all'insegnamento nelle scuole superiori, Francesco Grano oltre a continuare i propri approfondimenti sulla classicità, nella propria cittadina è animatore culturale affiancando l'Amministrazione comunale del sindaco Annibale Parise nell'organizzazione di eventi culturali e di aggressione. Pubblicando la propria tesi di laurea in 'Storia della storiografia antica' discussa nell'anno accademico 2003/2004 il Docente dell'istituto "Raffaele Lombardi Satriani', ha inteso " far comprendere - come spiega in premessa - ai miei studenti quanto il mondo descritto nelle pagine erodotee sia vicino al loro. Mi anima il desiderio di farli approcciare a quei sentimenti, a quelle emozioni, ma soprattutto a quel sistema di valori cosi saldo in uomini tanto lontani da noi, specchio di quel loro senso dell' essere, sostanziato dal giusto mezzo, dal senso della misura, da una condotta di vita moderata". Gustando le pagine erodotee di Francesco Grano, la prima considerazione che si apre alla mente dei lettori è che la 'vita moderata' di Erodoto, contrariamente a quello che si potrebbe pensare, è qualcosa di molto diverso della 'aurea mediocritas' caratteristica di quelle anime vissute 'senza infamia e senza lodo' e destinate al limbo dantesco. Quella di Erodoto, infatti, fu una vita intensamente vissuta di un intellettuale che poco o nulla amava rintanarsi nella propria 'torre eburnea' come il don Ferrante di manzoniana memoria; preferendo vivere in prima persona, a costo di fatiche e rischi, le storie che descriveva. Ai suoi tempi, infatti, la prassi storiografica non imponeva agli storici l'astenersi dal narrare la storia a sé contemporanea, immolando la propria visione dei fatti ad una supposta 'imparzialità' che, a nostro parere, non esiste. Anche dinnanzi a fatti relativamente lontani e che, quindi non dovrebbero 'inquinare' con le emozioni ed i sentimenti personali, infatti, c'è sempre uno scrivente di carne e sangue che, prescindendo dal tempo trascorso, finisce comunque con l'emozionarsi dinnanzi al fatto descritto, sia che si tratti di un'epica battaglia destinata a 'fare storia' o di un banale fatto di cronaca, di quelli destinati a perdersi nel 'dimenticatoio' nel giro di pochi giorni o di poche settimane. Ma, fra i vari storici dell'antichità, qual è stata la caratteristica che ha fatto di Erodoto d'Alicarnaso lo storico per antonomasia? A nostro parere, non solo la sua fluidità nella scrittura, ma anche il suo essere un antico Greco 'anomalo' in quanto capace d'interessarsi anche da ciò che succedeva al di fuori della propria polis e dalle tradizioni, gli usi e costumi da essa condivisa. Erodoto "amante dei viaggi - evidenzia Francesco Grano - visita la Lidia e la Licia, si sposta in Egitto, in Libia, in Siria, in Mesopotamia, in Persia. E ancora, viaggia nel Porto Eusino, in Scizia, in Macedonia, in Tracia. Ciò lo rende un esperto conoscitore del mondo, dei diversi popoli, dei loro usi, costumi e tradizioni". Ciò, evidentemente, lo fece un uomo moderno ed uno 'Spirito nomade' come il glottologo cirotano Giuseppe Gangale amava definire il Calabrese 'verace'. Figlia di questa spasmodica curiosità una caratteristica propria delle "Hisorie" erodotea che, con i canoni letterari dei nostri giorni, possono essere edinite oltre che dei saggi storici dei reportages veri e propri. In un mondo sempre più globale in cui basta un 'clic' per visitare, almeno virtualmente, luoghi distantissimi e diversi fra di loro approfondire la biografia, le storie ed addirittura il pensiero morale dell'antico Erodoto? Anche se, come abbiamo accennato quella dello Storico non fosse una biografia quasi moderna, "davvero ogni storia - osserva Luciano Canfora in "Noi e gli Antichi' è sempre contemporanea, per lo meno finché non possiamo liberarcene. Finora ci siamo liberati non più che della storia degli tutti; ma forse, a ben riflettere, neanche di quella".
Francesco Rizza