Bliz anti droga nel Pavese. Sgominato clan calabrese.

Una cellula bene organizzata della 'ndrangata calabrese lavorava con profitto fra la Lombardia ed il Piemonte. Alle prime luci dell' alba di oggi, 10 gennaio, i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Pavia che, con la collaborazione del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata di Roma e supportato da reparti della Lombardia, Piemonte e Calabria, hanno avviato una operazione relativa a 13 ordinanze di custodia cautelare. Ciò aveva disposto il Giudice delle indagini preliminari di Milano, ritenendo di aver scoperto le illeciti attività di soggetti contigui a storiche famiglie ‘ndranghetiste originarie di Platì, in provincia di Reggio Calabria, che si erano trapiantati nel Settentrione italiano fra le province di Pavia, Milano, Monza Brianza, ma anche nell'hinterland torinese. Le ipotesi investigative contestate dalla Procura Distrettuale Antimafia milanese sono relative alle accuse di associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti alla detenzione e porto di armi da sparo fino a episodi di estorsione perpetrati in Lombardia con l’aggravante del metodo mafioso. Le attività investigative hanno, infatti, registrato ripetute attività estorsive nei confronti di soggetti che ritardavano a pagare lo stupefacente, ricorrendo alla forza intimidatrice, sovente manifestata con la prospettazione nei confronti delle loro vittime di gravi conseguenze ove non avessero saldato i propri debiti nei tempi richiesti dai sodali. Il mercato di stupefacenti era alquanto importante, collegato a gruppi criminali della Lombardia, del Piemonte, della Liguria e della Toscana. Dello staff criminale facevano parte, anche se con ruoli secondari, alcune donne impegnate prevalentemente al supporto durante le operazioni di prelievo, consegna e confezionamento dello stupefacente nonché durante le operazioni di conteggio dei proventi illeciti incassati. Per una di loro, come per altri due fiancheggiatori del sodalizio, il GIP del Tribunale di Milano ha disposto la misura dell’obbligo di presentazione avanti alla P.G. e per un quarto la misura cautelare dell’obbligo di dimora nel territorio del comune di residenza. Tra l'altro il clan poteva contare della disponibilità di armi automatiche rifornite da un'altra cellula criminale calabrese. Lo stesso sodalizio, inoltre, poteva contare sull'ausilio di alcune società edili fasulle per sfuggire a controlli sui beni patrimoniali attraverso la complicità di un professionista del ramo, per la predisposizione di bilanci taroccati.
Francesco Rizza