Arsenale di armi trovato a Pagliarelle di Petilia Policastro. I Carabinieri chiedono di indagare.

Di chi sono ed a cosa servivano le armi e le munizioni ritrovate in un edificio in costruzione di Pagliarelle, frazione di Petilia Policastro? Forse che qualcuno si stesse preparando a qualcosa di brutto dopo lustri di calma apparentemente? Sono tante le domande che nascono spontanee a margine del ritrovamento di un vero e proprio arsenale da parte del Nucleo operativo e di radiomobile della Compagnia dei Carabinieri di Petilia Policastro che, insieme ad altri Carabinieri, hanno svolto un'operazione di controllo. Le indagini sono la conseguenza di un ritrovamento, avvenuto qualche giorno prima e nei pressi del locale perquisito, di alcuni bossoli di cartucce di vario calabro da parte dei Militari di Petilia Policastro che stavano facendo normali operazioni di controllo. Da quanto è dato sapere le indagini proseguiranno nei prossimi giorni, alla luce del fatto che il luogo dove soni state trovate le armi (2 fucili mitragliatrice, un AK 17 Kalashnikov, un M_56, fucili ad alta precisione un fucile a pompa con matricola a rasa, circa170 munizioni e due kit per la pulizia delle armi) è all'aperto e, quindi, accessibile a tutti. La Compagnia dei Carabinieri petilina, infatti, ha chiesto che i sui Militari siano autorizzati dalla Procura della Repubblica di Crotone siano autorizzati ad eseguire accertamenti tecnici scientifici sulle armi e sulle munizioni. Pagliarelle di Petilia Policastro, ancora negli scorsi mesi, è stata al centro dell'inchiesta "Eleo" che anche nel limitrofo Comune di Cotronei e nei boschi silani avrebbe sgominato una vera cosca di 'ndrangata. Era lo scorso giugno quando la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro aveva rinviato a processo 19 indagati residenti fra Pagliarelle, Petilia e Cotronei. Il "locale' di 'ndrangata era accusato da un ampio ventaglio di reati, dall’associazione mafiosa all’omicidio, dalle estorsioni all’usura, passando per quelli relativi ad armi, furti, danneggiamenti con incendio.L’operazione era scattata circa un anno fa, allorquando nella notte del 25 gennaio scorso, i Carabinieri fermarono 12 persone che, a distanza di circa un mese, divennero 18. Fra di loro il presunto mandante ed un esecutore materiale dell’omicidio dell’allevatore Massimo Vona, sparito nel nulla alla fine d’ottobre del 2018, il cui corpo non fu più ritrovato.
Francesco Rizza