Al via, a Crotone, la festa mariana di Capocolonna.

Tutto pronto, a Crotone, per la festa della Madonna di Capocolonna. Primo tradizionale appuntamento dopo la pandemia sarà sabato 30 alle ore 12,00 quando le campane della Basilica Cattedrale suoneranno a festa ed il dipinto mariano sarà disceso dall'altare privilegiato e nuovamente fra i propri fedeli. Sabato 7 maggio, invece, nel pomeriggio la processione verso l’ospedale, mentre domenica 15 maggio alle ore 01.30 il Quadricello raggiungerà Capo Colonna nella notte più bella di Crotone. Relativamente alla mancanza di illuminazione sulla strada provinciale fra la Città capoluogo ed il santuario, negli scorsi giorni, l'assicurazione di mons. Bernardino Mongelluzzi, rettore. Per centinaia di anni – ha detto don Bernardino – abbiamo camminato nel buio. C’è il faro che illumina i nostri passi e la Madonna ha sempre guidato il popolo crotonese dalle tenebre alla luce". Invece, non ci sarà quest'anno il tradizionale spettacolo pirotecnico sul lungomare al rientro dell’effigie. La scelta è dettata dal conflitto in corso in Ucraina: "Si tratta di rispetto nei confronti di chi sta vivendo la guerra – ha aggiunto il rettore del Santuario di Capo Colonna – Ci sono bambini che ancora oggi, seppur al sicuro, hanno paura dei rumori che ricordano le bombe". Quello della Madonna di Capocolonna è un culto ancora più antico della presenza cristiana a Crotone. Anche se oggi ne rimane solo una colonna dorica su un promontorio geologicamente fragilissimo, infatti, il tempio crotonese di Hera Lacinia fu uno dei più importanti nella Magna Grecia. Era composto da 48 colonne alte 8 metri di cui già nel 1638 ne erano rimaste solo due, ma una delle due fu distrutta dal noto terremoto. Il tetto era composto di lastre di marmo pario, mentre l'interno era abbellito da pitture di Zeusi, di statue dei vincitori olimpici, di una colonna d'oro e di alcune tavole bronzee bilingue che raccontavano le gesta di Annibale in questo territorio. Lo stesso tempio, nell'evo magno greco, fu visitato dalla poetessa locrese Nosside che dedicò al Lacinio uno dei suoi epigrammi: "Oh veneranda Hera / tu che spesso volgi lo sguardo / sulla profumata Lacinio / scendendo dal cielo / poni sotto gli occhi / la veste di bisso / che Teufili figlia di Cleuca / e la nobile fanciulla Nosside / hanno intessuto per te". Fra il XVIII e XIX fu una tappa importante importante del 'Grand Tour' venendo visitato fra gli altri da Riedesel, Saint Non, Lenormant e George Gissing. Buona parte dei reperti che non furono trafugati dai numerosi tombaroli che si interessano del luogo sacro sono conservati nel Museo archeologico di Crotone. Nell'Evo cristiano, un altro culto al femminile che mise profonde radici sul Lacinio è quello della Madonna di Capo Colonna. Un'antica tradizione leggendaria contraddetta, però dalla storia, vorrebbe collegare il dipinto a Dionigi Aeropagita che l'avrebbe avuto a sua volta da San Luca e portato da Atene a Crotone quando ne sarebbe diventato vescovo. In realtà, come attestano gli studiosi e, fra gli altri, Angelo Vaccaro, il dipinto è databile al periodo bizantino. La sua realizzazione "deve andare distinta in due fatture diverse e specifiche: dalla testa fino al sommo del petto, col volto del Bambino e l'insieme della sua sagoma, è esplicito fare di un'arte bizantina tardiva. Il resto è forma evidentissima di susseguente rifacimento". Gli storici più recenti ritengono che il dipinto possa essere stato realizzato da Luca Melicuccà (1035 - 1115) primo Vescovo di Isola Capo Rizzuto e già Abate del monastero benedettino che divenne il Duomo di Isola. Confermando questa versione, Vaccaro aggiunge sull'Abate che "il suo biografo, Daniele, conferma che egli aveva particolare devozione della Vergine, Madre di Dio, il che consentirebbe la nostra supposizione. Ed ancora più strano che tutte le Madonne assegnate a costui sono state attribuite poi a San Luca evangelista come si disse di quella di Bologna o quella del Libano di Luca evangelista".
Francesco Rizza